Uno stanziamento di fondi di un’entità mai vista prima quello deliberato dal Fondo comuni confinanti. L’ente, che si occupa di gestire i fondi destinati alle aree confinanti con le province autonome di Trento e Bolzano (e che quindi interessa, oltre al Veneto, anche la Lombardia), ha deliberato sugli interventi del prossimo triennio. Il grosso dei soldi va alla provincia di Belluno, ma non viene dimenticata neanche Vicenza.
30 milioni solo a Belluno
Solo per la provincia di Belluno sono previsti ben 30 milioni di euro, di cui circa metà per il completamento dell’anello ciclabile delle Dolomiti e i rimanenti per il completamento della ciclovia dell’Agordino, dalla Valbelluna fino ad Arabba.
Da soli, questi due progetti prevedono ben 100 km di nuovi percorsi ciclabili in un contesto complesso come quelli delle vallate alpine, e per questo ancora più significativi. Si tratta di percorsi dall’altissima vocazione turistica, e che permetteranno di fare rete con i territori con cui confinano. L’anello dolomitico si ricollega a nord con la val Pusteria e a sud con la valle del Piave fino a Castellavazzo e in futuro fino al lago di Santa Croce e attraverso la sella del Fadalto, fino al mare.
Il tracciato agordino a nord si salda con i percorsi trentini e altoatesini della Val di Fassa, dell’Alta Badia e attraverso queste, della Val Gardena. A sud si collega con i vari progetti della Valbelluna, in particolare con il (sofferto, visti i tempi quasi biblici) collegamento di destra Piave tra Belluno e Feltre.
Ma anche al di fuori della provincia di Belluno i fondi di confine hanno portato concretezza a progetti da lungo tempo nel cassetto.
In particolare in tre vallate prealpine site in provincia di Vicenza: la valle dell’Astico, l’alta valle dell’Agno e la Valbrenta, denominazione che acquista in Veneto la Valsugana.
La ciclovia della valle dell’Astico
Per quanto riguarda la prima, è notizia di questi giorni lo stanziamento di 3 milioni di euro per il completamento della ciclovia dell’Astico, un percorso che da Cogollo del Cengio, ai piedi dell’altopiano di Asiago, ricalcherà idealmente l’antica Via Imperiale che metteva in comunicazione la Repubblica di Venezia con la contea del Tirolo. Il percorso, che attualmente termina a Pedescala dopo aver costeggiato le pozze di Arsiero in località Contrà Pria, proseguirà fino al confine con la provincia di Trento.
Da Lastebasse i più allenati potranno poi avventurarsi oltre il confine trentino, per raggiungere dopo una discreta sgambata località come Lavarone o Folgaria, e da lì proseguire per la Valsugana o la Valdadige e da lì verso l’Austria.
Le pozze di Prià di Arsiero, dal sito Montagna di Viaggi
La ciclovia della valle dell’Agno
Per quanto riguarda invece la valle dell’Agno, sono ben 3 i milioni di euro stanziati per il completamento della ciclabile dal “capoluogo” Valdagno fino a Recoaro. I tempi di realizzazione, a sentire gli esperti, sono nell’ordine dei tre anni. Un impegno comunque notevole, viste le caratteristiche morfologiche della valle, ma che punta ad avere una ricaduta notevole in termini di turismo. Recoaro, gloriosa stazione termale dei bei tempi andati, oggi piuttosto appannata, si trova pur sempre nel cuore delle prealpi vicentine, ai piedi delle Piccole Dolomiti, in un contesto paesaggistico e naturale di primissima qualità.
La ciclovia della Valbrenta
Il percorso ciclabile Trento-Bassano, parentesi fondamentale nel più ampio progetto Monaco-Venezia (in parallelo a quello che da Dobbiaco passa per Cortina e poi ridiscende la valle del Piave fino a Venezia) è forse il più discusso tra quelli di questa lista. Il tratto trentino, per la verità incompleto (è in stato di progettazione avanzata il collegamento Trento-Caldonazzo) è uno dei più felici esempi di ciclabile turistica in Italia, anche per l’accoppiata vincente con il trenino della Valsugana.
Il tratto veneto, da anni interrotto da una frana proprio al confine col Trentino, si interrompe bruscamente poco prima di Cismon del Grappa, lasciando i ciclisti in balìa di una viabilità ordinaria non sempre accomodante. Il percorso che da Pove conduce alle porte di Bassano ha scaldato parecchio gli animi perché il progetto tocca uno dei sentieri naturalistici della Brenta più frequentati e apprezzati dell’intera valle. Il comitato contrario all’impiego del sentiero ha raccolto migliaia di firme contro il progetto, i comuni per non perdere il finanziamento regionale per il momento tirano dritto.