Venezia in bicicletta?


Questo è un articolo che non avremmo voluto scrivere. Mentre la rete ciclabile veneta cresce in media di circa 110 km all’anno (calcolo spannometrico di venetociclabile.it), il capoluogo regionale rimane ancora (quasi) irraggiungibile alle biciclette. Lo scriviamo a pochi giorni dall’inaugurazione della pista ciclabile lungo il ponte della Libertà, che abbiamo prontamente inserito nella nostra mappa, cercando di abbozzare una riflessione più generale sullo stato della ciclabilità nella nostra regione.

Il progetto complessivo del collegamento ciclabile con la terraferma. In rosso la parte ancora da realizzare

Certo, Venezia è una città nata in un’epoca in cui non erano stati concepiti né le biciclette né tantomeno il traffico motorizzato. Col secondo ha dovuto fare bene o male i conti, quando negli anni trenta del secolo scorso fu creato il cordone ombelicale d’asfalto che l’ha irretita per sempre alla terraferma.

Proprio il ponte della Libertà, come il suo gemello ferroviario costruito a metà dell’Ottocento dagli austriaci, ha indelebilmente cambiato il baricentro della città lagunare: un tempo i visitatori arrivavano soprattutto dal mare, e la prima cosa che vedevano era il bacino di San Marco.

All’epoca Mestre era ancora un piccolo borgo fortificato perduto nella campagna che cingeva la laguna, mentre Marghera nemmeno esisteva, se non nel toponimo dell’omonimo forte che ancora vigila, sconosciuto ai più, sull’accesso alla Dominante da terra. I collegamenti con l’entroterra, prima della costruzione dei ponti, richiedevano giorni a bordo di barche o a cavallo, risalendo l’intricata rete di fiumi e canali che costella la vasta pianura veneta.

La passerella ciclabile a sbalzo vista dall’acqua (foto di Maria Teresa Morry dal gruppo facebook “Venezia ieri e oggi“)

Oggi tutto è cambiato, e sarebbe difficile immaginare Venezia senza le sue propaggini urbanizzate in terraferma. Ma nel frattempo anche il mito della motorizzazione, che sembrava inarrestabile, è stato ridimensionato dal congestionamento e dalla ricerca di una maggiore qualità della vita. Anche il turismo sta cambiando, e sempre maggior attenzione viene data alla mobilità lenta.

Nel corso di vent’anni scarsi il Veneto, tra le prime regioni in Italia, si è dotato di una rete ciclabile di migliaia di chilometri, sia dentro che attorno ai suoi centri urbani.

Venezia non è stata da meno, come testimonia la fitta rete di piste ciclabili che si è sviluppata nell’entroterra e lungo i lidi. A rimanere escluso dai giochi, finora, è stato purtroppo proprio il centro storico. Non la città in sé, in cui è la stessa morfologia cittadina prima ancora dei divieti* a rendere sconsigliabili gli spostamenti in bicicletta.

Ciò che tuttora manca, ED E’ UNA LACUNA PESANTISSIMA, è un collegamento ciclabile tra Venezia e la terraferma degno di questo nome.

Come dicevamo aprendo questa piccola digressione, è notizia recentissima l’inaugurazione della pista ciclabile lungo il ponte della Libertà. Purtroppo si tratta di un’opera che allo stato delle cose non è fruibile se non a rischio della vita, concludendosi alla base del ponte e costringendo a scegliere tra risalire la trafficatissima SS11 contromano e attraversare le sue quattro corsie (incluso guardrail) per continuare la pedalata in mezzo al traffico in direzione Mestre.

Un articolo su un quotidinao locale che evidenza le criticità della nuova ciclabile

E’ notizia ancora più recente il reperimento dei fondi per il completamento del tratto mancante (ALLA BUON’ORA!!) attraverso l’area dei Pili fino al sottopasso ciclopedonale del parco scientifico Vega. Purtroppo, anche quando quest’ultima agognatissima opera sarà finalmente completata, sarà difficile non parlare di un compromesso pesantemente al ribasso!

Lungo il ponte della Libertà si muovono ogni giorno decine di migliaia di persone che si recano per ragioni di lavoro o di studio nella città dei Dogi. Buona parte di essi abita a una distanza inferiore a 15 km dal centro storico, e per muoversi è costretta a servirsi dell’automobile o dei mezzi pubblici, su rotaia o su gomma che siano.

A questi si aggiungono i milioni di turisti che visitano ogni anno la nostra regione, di cui quelli su due ruote sono in forte crescita.

Per soddisfare le esigenze di questa nutrita platea di utenti delle due ruote, anche solo potenziali, era necessario fare di più di una striminzita ciclabile ricavata sul marciapiede del ponte stradale!

La ciclabile lungo il ponte della Libertà, in direzione Venezia

Il progetto originario, naufragato nel mare di debiti di cui il Comune di Venezia è sommerso in misura seconda solo all’acqua alta, prevedeva una lunga passerella ciclabile affiancata al ponte. Tale soluzione contemplava una sede ciclabile assai più larga dell’attuale, e avrebbe rappresentato un’ottima soluzione per il superamento dei circa quattro chilometri che separano Venezia dal resto del Veneto.

Ma anche volendosi far andare bene la scelta attuale, rimangono molte criticità, su entrambi i lati della ciclabile. Da un lato, verso piazzale Roma e il Tronchetto, manca una soluzione economica e soprattutto pratica per il posteggio custodito delle biciclette, sul modello del bicipark costruito nei pressi della stazione di Mestre.

Dall’altro, il percorso somiglia a una ciclabile che collega due frazioni perse nella campagna, e non un asse portante destinato ad accogliere migliaia di utenti ogni giorno. L’angusto sottopasso del Vega è l’unico collegamento con Mestre e di fatto pure con Marghera. La parte di rete ciclabile che si snoda lungo via San Marco e il parco San Giuliano rimane completamente tagliata fuori.

Il progetto originario con la ciclabile affiancata al ponte stradale

Fosse stato per noi, ci saremmo spinti anche oltre. Ad esempio immaginando una pista ciclabile interamente coperta, adatta ad essere percorsa ogni giorno dell’anno, con la pioggia come col solleone.

Fantascienza?

Non troppo, anche considerando i seicento metri di viadotto che corrono affiancati alla ferrovia, sotto i quali non c’è nulla se non qualche raccordo ferroviario e una serie di inferriate che tentano inutilmente di arginare il degrado.

Il progetto (abbandonato) della ciclabile affiancata al ponte stradale

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*nel centro storico veneziano è proibito circolare a bordo di velocipedi, come recita l’art. 28 del regolamento di Polizia Urbana. E’ comunque possibile condurre la bicicletta a mano avendo cura di non intralciare il traffico pedonale, anche se notizie recenti fanno propendere per una futura limitazione anche di questa facoltà.

Il trasporto di biciclette sui mezzi pubblici dell’ACTV è vietato a bordo delle linee di terra (sia autobus che tram). E’ consentito con un sovrapprezzo sulle navi traghetto e sulle motonavi (su queste ultime in misura massima di 10), mentre per quanto riguarda i vaporetti adibiti al trasporto urbano la decisione spetta al comandante, a seconda delle condizioni di affluenza e di sicurezza.

A piazzale Roma è attivo il parcheggio custodito di biciclette presso il garage San Marco (10 € per 24h), mentre per ora rimane possibile utilizzare gratuitamente il parcheggio incustodito lungo la rampa Santa Chiara.

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